martedì 11 luglio 2017

FENICOTTERO ROSA


Fenicottero: danza rosa tra cielo e terra

Fenicottero: danza rosa tra cielo e terra

Fenicottero deriva dal latino“phoenicopterus” e dal greco “phoinikòpteros” che vuol dire “ali di porpora” e fa riferimento all’ elegante uccello dal romantico colore rosato, possibile trovare lungo le coste italiane presso la Salina dei Monaci e presso le Saline di Margherita di Savoia, in Puglia, dove oramai nidificano da anni.

Il suo caratteristico e carismaticocolore rosa dipende dal fatto che si cibi di una rara alga rossa e di crostacei come il gamberetto rosa Artemia Salina, i quali conferiscono alle piume questi meravigliosi pigmenti di tinte eteree e sfumate.

Si dice che il fenicottero abbia ispirato il mito della fenice dalle ali fiammeggianti: l’antico simbolo della trasformazione e resurrezione, la fenice che alla fine della sua vita viene consumata dal fuoco e rinasce, poi, magicamente dalle sue ceneri.

Fenicottero

Saline- Margherita di Savoia (Puglia)

Questo incantevole esemplare di volatile ha affascinato, nel tempo, tantissimi artisti, poeti e letterati, basti pensare al francese ValeryGrazia Deledda o a Pablo Neruda, che ad esso dedica la poesia “Flamenco”ovvero “Fenicottero”:

Era il suo corpo fatto di penne

eran di petalo le sue ali

era una rosa che volava diretta verso la dolcezza.

Ho abbandonato quelle regioni

mi son vestito di frac e di ferro

m’ hanno morso molti dolori

ma nel fondo di me stesso

come in quel lago sperduto

continua a vivere la visione d’un uccello

o angelo indelebile che trasformò

la luce del giorno

con lo splendore della sua presenza

ed il suo roseo movimento.

È con queste parole che Neruda esprime tutta la sua meraviglia ed il suo stupore dinnanzi ad un uccello tanto regale e sacro, raffinato ed elegante nel suo dolce colore di tenerezza ed ingenuità.

Fenicottero: storia e mito

Il fenicottero, definito anche “uccello dei quattro elementi” (aria, acqua, fuoco, terra), storicamente viene ricordato non solo per la sua immensa bellezza e particolarità di forma e colore, ma anche per il richiamo che esso fa alla sfera dell’emotività.

Presso i Romani se ne assaporavano le carni, molto gradite, soprattutto la parte del cervello e della lingua, per quanto appaia oggi un’idea alquanto crudele, vista la singolarità della specie appartenente alla famiglia degli aironi. Con i femori del fenicottero, i Sardi vi costruivano strumenti a fiato, i cd. “launeddas” che attualmente sono realizzati con canne di palude.

Sin dall’ antichità, in Sardegna, precisamente ad Oristano, in gergo dialettale, il fenicottero è chiamato “Gente arrubia” (gente rossa); mentre nella zona del Cagliaritano viene detto “Mangonis”. In terra siciliana si dice “Nandu de li finestri” (Fernando della finestra) oppure “Nandu di li furasteri”(Fernando dei Forestieri). In catalano il termine di riferimento è “àlic roig”(aquila giallo-rossiccia).

Nel Medioevo, in provenzale, il fenicottero diventa “flamenc”(fiammeggiante), fino ad arrivare allo spagnolo “flamenco” che si ricollega alla passionalità del tipico ballo omonimo, termine utilizzato anche in Inghilterra, Germania, Turchia e Portogallo per indicare questo animale. Infine, presso gli Arabi è detto “nuham” e farebbe riferimento al respiro affannoso e rumoroso che spesso riproduce il volatile, il quale dai Francesi è denominato “flamant”.

Nell’ Antica Grecia, il fenicottero lo ritroviamo nel mito di Canide, una casta fanciulla violata da Poseidone che, dopo essere stata oltraggiata, chiese al Dio del Mare di trasformarla in un uomo ed essere immune alle ferite di spada. La ragazza divenne Ceneo, un uomo che combattè con i Centauri, dai quali poi, fu soffocato con tronchi di albero e massi di pietra, ed ucciso. Dal cumulo delle sue spoglie mortali si librò in aria un magnifico uccello dalle ali fulve: il fenicottero.

Fenicottero: simbologia e curiosità

Fenicottero

Fenicotteri rosa

Il fenicottero rosa simbolicamente incarna da un lato la positività, il fascino, l’eleganza, l’equilibrio, la rinascita, l’amore, la sensibilità, il sogno, l’indipendenza, l’evoluzione ed il cambiamento, la sincerità e l’altruismo, dall’altro lato, è sinonimo di vanità, dipendenza affettiva, eccessiva vulnerabilità.

Oramai divenuto anche un’icona dei tempi moderni in vari ambiti, esso presso gli Egizi era un animale sacro a Ra, Dio del Sole.

E’ un uccello che invita alla riflessione, che trasmette un senso di elevazione e purezza e, nell’Induismo rappresenta un simbolo di transizione dalla vita alla morte, dalle tenebre alla luce. Il suo vivere in schiera e cacciare insieme ai suoi simili, esalta lo spirito di collaborazione ed aiuto reciproco.

Riconosciuto anche come emblema di chiaroveggenza, il suo rapporto con l’acqua, elemento naturale attribuito alla psiche e all’ animo, ci connette agli stati superiori della coscienza e dell’introspezione. Si dice che sognare un fenicottero sia foriero di nuove esperienze, mentre sognare di esserne circondati metterebbe in risalto l’indole di una persona narcisista.

Il suo colore rosa potrebbe ricollegarsi al chakra del cuore a cui elargirebbe un’energia favorevole, di calma ed ottimismo che pone in uno stato di forte empatia con l’altro.

Ogni fenicottero ha 12 piume nere per ogni ala, fondamentali per il volo che avviene prevalentemente di notte. Il 12 nella numerologia è molto importante perché fa riferimento alla pienezza e totalità originaria, indicando un ciclo completo come i mesi dell’anno. Palese richiamo vi è poi al totem dell’araba fenice, solitamente invocata per far fronte ai fallimenti della vita umana.

Insomma, un animale dalle mille interpretazioni e sfumature, che si leva nel cielo del tramonto per tingerlo di rosa! Uno spettacolo della natura che non finisce mai di incantare ed ammaliare.

Pasqualina Giusto

martedì 11 aprile 2017

IL DRAGO E LA FENICE

Quando le acque non erano state ancora poste sotto controllo e i fiumi straripando distruggevano i campi, la dea madre procreò discendenti benefici che finirono per portare ordine nel caos dei diluvi. Lavorando per mettere sotto controllo i fiumi, i laghi, il mare e le nuvole, i brillanti draghi navigarono per le acque e per il cielo. Con grinfie da tigre e artigli da aquila, laceravano con fragore le cortine del cielo, che scintillando sotto l’eccezionale urto lasciavano in libertà le piogge. Diedero il corso ai fiumi, le sponde ai laghi e la profondità ai mari. Fecero caverne da cui sgorgava l’acqua e attraverso condotti sotterranei le portarono molto lontano perché emergessero all’improvviso, senza che l’assalto avvolgente del sole le trattenesse. Tracciarono le linee che si vedono nelle montagne affinché l’energia della terra fluisse, equilibrando la salute di quel corpo gigantesco. E molto spesso dovettero lottare con le ostruzioni provocate dagli dèi e dagli uomini presi dai loro irresponsabili affanni. Dalle loro fauci usciva come fumo la nebbia, vivificante e umida, creatrice di mondi irreali. Con i loro squamosi corpi da serpente tagliavano le tempeste e dividevano i tifoni. Con i loro corni possenti, con i loro denti affilati, nessun ostacolo era sufficiente, nessun groviglio poteva resistere. Ed erano contenti di apparire agli uomini. A volte nei sogni, a volte nelle grotte, a volte sulle sponde dei laghi, perché lì erano soliti scegliere le loro nascoste dimore di cristallo in cui rigogliosi giardini si ornavano di frutti risplendenti e delle pietre più preziose.Long l’immortale, il drago celeste, pose sempre la propria attività (il suo Yang) al servizio del Tao e il Tao lo ricambiò permettendogli di stare in tutte le cose, da quella più grande a quella più piccola, dal vasto universo alla particella insignificante. Tutto è vissuto grazie a Long. Nulla è rimasto immutabile, tranne il Tao innominabile, perché anche il Tao nominabile muta e si trasforma grazie all’attività di Long. E neppure coloro che credono nel Cielo e nell’Inferno possonoassicurarne la permanenza.Ma Long ama Feng, la fenice che concentra il germe delle cose, che contrae ciò che Long tende.E quando Long e Feng si equilibrano, il Tao risplende come una perla bagnata dalla luce più pura. Non lotta Long con Feng perché si amano, si cercano facendo risplendere la perla. Perciò il saggio regola la propria vita secondo l’equilibro tra il Drago e la Fenice, che sono le immagini dei sacri principi dello Yang e dello Yin. Il saggio si colloca nel luogo vuoto cercando l’equilibrio. Il saggio comprende che la non-azione genera l’azione e che l’azione genera la non-azione. Che il cuore degli esseri viventi e le acque del mare, che il giorno e la notte, che l’inverno e l’estate, si succedono nel ritmo che il Tao traccia per loro.Alla fine di questa età, l’universo, dopo essere giunto al suo grande stiramento, tornerà a contrarsi come pietra che cade. Tutto, perfino il tempo, si invertirà tornando al principio. Il Drago e la Fenice si rincontreranno. Lo Yang e lo Yin si compenetreranno, e sarà tanto grande la loro attrazione che assorbiranno tutto nel germe vuoto del Tao. Il cielo è alto, la terra è bassa; cosìsono determinati il creativo e il ricettivo... con questo si rivelano i cambiamenti e le trasformazioni. Ma nessuno può sapere realmente come sono state né come saranno le cose, e se qualcuno losapesse non riuscirebbe a spiegarlo.Colui che sa di non sapere è il più grande; colui che pretende di sapere ma non sa, ha la mente malata. Colui che riconosce la mente malata come tale, non ha la mente malata. Il saggio non hala mente malata perché riconosce la mente malata come tale.