domenica 10 maggio 2015

LA FENICE NEL CRISTIANESIMO

Già simbolo della Sapienza divina (cfr. Giobbe 38 verso 36), intorno al IV secolo d.C., quale simbolo di immortalità e resurrezione,  i Padri della Chiesa fecero di tale mitico uccello il simbolo della resurrezione della carne, del Cristo risorto.  Con l'utilizzo di alcune analogie prese dal mondo naturale come il sorgere ed il tramontare del sole, la trasformazione dei semi e dei fiori, o la fenice che si riteneva potesse risorgere dalle proprie ceneri — gli autori cristiani cercavano poi di mostrare che la loro dottrina sulla resurrezione non era avulsa dalla natura del cosmo. Il potere di Dio nel far risorgere i morti non contraddiceva le leggi della natura, ma piuttosto le portava a pienezza, dando loro una nuova e definitiva prospettiva di vita. 
Il riferimento più antico compare nella lettera ai Corinzi di Clemente Romano (95/98 d.C.), ma fu soprattutto Tertulliano che utilizzò la simbologia della fenice. 
Il Physiologus greco del II secolo d.C. stabilisce il primo parallelo tra morte e rinascita della fenice e morte e resurrezione del Cristo, ripreso poi da tutto il medioevo. Si predilige la versione della fenice che giunge nel mese nuovo di Nisan o Adar ad Eliopoli, ed il sacerdote, preavvertito da un segno, prepara l‘altare su cui brucerà l‘uccello.       In tale testo viene anche scandita passo per passo la rinascita: il primo giorno il sacerdote trova un verme; il secondo un piccolo uccello, ed il terzo la nuova fenice, che ritorna nella sua patria.  
Da ciò il parallelo con i tre giorni trascorsi prima della Resurrezione del Cristo. Dice il testo: ―Se dunque questo uccello ha il potere di uccidersi e di rinascere, come possono gli insensati Giudei indignarsi contro le parole del Signore: “Ho il potere di deporre la mia anima, e il potere di riprenderla‖ (Giovanni 10,18). ―La fenice è un’immagine del Salvatore nostro: Egli è sceso infatti dai cieli, ha steso le sue due ali, e le ha portate cariche di soave odore, cioè delle virtuose parole celesti, affinché anche noi spieghiamo le mani in preghiera, e facciamo salire un profumo spirituale mediante buoni comportamenti.
Inoltre ad Eliopoli erano conservati gli scritti antichi, e il parallelo fu presto fatto: la fenice, come Cristo, viene come un Messia per far risorgere una nuova religione dai resti di quella precedente. 
Interessante però notare come la fenice possa simboleggiare l‘uomo in generale, destinato a tornare a quello stato paradisiaco di immortalità e alla perfezione originaria 
L‘immagine della fenice ricorre spesso nelle catacombe: possiamo vederla a Roma in quelle di Santa Priscilla, in cui viene raffigurata con raggi intorno alla testa; a SS. Cosma e Damiano, San Pietro, nell‘abside di Santa Prassede. Ed ancora a Verona ed Aquileia, solo per citarne alcune. L‘uccello fu anche utilizzato per rappresentare Maria: vergine, ma tuttavia madre. 
 

2 commenti:

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