domenica 10 maggio 2015

FENICE NEL MONDO ARABO, IRANICO E PERSIANO

Viene citata nell‘Avesta con il nome di Saèna (dal sanscrito syenâ, ovvero aquila o falco) meregha, che nidifica nel mare primordiale, sull‘albero primordiale cosmico.   Lasciando il nido, l‘uccello scuote l‘albero, cosicché i semi vanno in tutte le direzioni. In epoca sasanide (III-IV d.C.) si stabilisce l‘immagine canonica del Simurgh, usata soprattutto come simbolo di regalità.  
La letteratura arabo-persiana si ispira al  sufismo, che considera la fenice come lo spirito immortale che risiede in ogni essere umano, identificandolo con l‘essenza divina.  Per ogni uccello-anima, prigioniero della rete del mondo fisico e sensibile, esiste la fenice, simbolo di Dio. Ciascun uomo ha dunque la possibilità di scegliere: o spiccare il volo, cavalcando la fenice o facendosi afferrare dai suoi artigli, o restare legato al mondo visibile. Si tratta, in sostanza, dell‘antico volo sciamanico, in questo caso completamente interiorizzato, simbolo di un‘iniziazione. 
Nel testo ―Il verbo degli uccelli‖ (XII/XIII), di Farîd addîn Attâr, un sufi persiano, un gruppo di uccelli decide di partire alla ricerca del misterioso Simurgh per farne il loro re.  Il viaggio è irto di difficoltà, ed alla fine solo 30 superstiti giungono a lui. I loro corpi bruciarono, riducendosi in cenere, mentre le loro anime furono investite da una luce vivificante. Allora essi contemplarono e compresero ciò che già viene indicato dal significato del nome di tale creatura: si = trenta e morgh = uccelli.  
Guardando Simurgh videro sè stessi, e guardando se stessi videro Simurgh. 
Il viaggio da loro compiuto altro non era che la ricerca di loro stessi. Gli uccelli altro non sono che il simbolo dell‘anima umana che, imprigionata dal corpo, ovvero dalla personalità, anela invece al ricongiungimento con l‘Unità originaria. La più antica fenice
conosciuta dagli arabi è però l‘Ankâ, un airone di chiara derivazione egizia, poi assimilato al Simurgh.  
Resta ai margini il Roc, che compare anche nei racconti delle Mille e una notte, un uccello che rapisce gli uomini e sembra essere una deformazione del Garuda indiano.  
 https://sites.google.com/site/gruppomizar/popoli-e-culture/--l-araba-fenice


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